Mi sono avvicinata all’Africa in punta di piedi, sottovoce, girandole intorno.
Un desiderio, costante nel tempo, quello di voler porre attenzione a questo mondo, culla della storia e della preistoria, con un ruolo fondamentale nel passato dell’umanità.
Un approccio emotivo è avvenuto attraverso la lettura del romanzo La mia Africa di Karen Blixen; poi l’incontro intimo, mio, concretizzatosi un po’ per volta, lentamente, nel tempo. Aspettavo trepida un’idea speciale, da tanto, l’idea giusta per una sfida affascinante. E venne. Accadde per caso, parecchi anni fa, quando un giorno mi capitò tra le mani una vecchia camicetta che aveva occupato il fondo della cesta della biancheria da lavare per un tempo infinito.
Quella camicetta bianca, in pizzo sangallo, più volte ammodernata, mi era stata regalata quando avevo quindici anni dalla zia Adelaide, una sorella della mamma a cui ero particolarmente legata. Che ci faceva a distanza di venticinque anni, quella camicetta, oramai divenuta giallastra, piccola e stretta, ancora nella cesta della biancheria?
Non mi era mai riuscito di eliminarla! Ogni volta veniva ricacciata nel fondo della cesta, priva di attenzioni. E quella mattina invece, mi venne l’idea perfetta di cosa farne: la mia Africa.
Freneticamente presi un cartone e ve la disposi sopra, provando ripetute posizioni per farle assumere la forma più appropriata. Si, l’idea mi piaceva molto, poteva funzionare. La vecchia camicetta sarebbe diventata una matrice di tessuto per le mie stampe. Ne aveva diritto.
Glielo dovevo.
Quella camicetta, come la Blixen in Africa, aveva viaggiato, con me buona parte della mia vita, accettato le modifiche del tempo, ed ora, ancora, mi si proponeva con nuovi stimoli e significati nuovi: un dialogo, un lavoro a quattro mani, tra il descrittivo e no, tra i colore e il mio vissuto. Tra la Blixen e me. …Molti anni dopo.
A(M)BITI: IL MIO POSTO. LA MIA AFRICA. UNA CAMICIA.
Una camicia di sangallo incontra i primi sapori della vita.
Sogno.
“ ... con piglio eroico e romantico di navi tutte attrezzate a partire…”
“… il paesaggio è paurosamente grande, pittorico e misterioso…”
Vita.
“…coltivare il caffè è un lavoro lungo, ben diverso da come ci si immagina
quando, giovani noi stessi e pieni di speranze…”
si sta a guardare, con stupore, aspettando…
Accampandosi…
Assaporando colori e odori.
Lottando con “le erbacce che invadono i campi, fitte e sfrontate”
consapevoli che “… le cose vanno avanti per conto loro,
destini si intrecciano intorno a noi.
Dappertutto c’è vita e movimento”.
Vita. La vita che si porge,
calma, distesa e infuocata, con burrasche e vento e larghe pianure.
Vita. La vita da capire,
la vita da vivere,
fino a quando è possibile dire
“eccomi, è qui il mio posto”.
Perché qui “ …rimane sempre qualcosa da fare”.
Sara Montani + Karen Blixen