Vale la pena di… Pensare e fare con l’arte
PUBBLICATO DA: FrancoAngeli
RILEGATURA: Brossura
DIMENSIONI: 21,8×13,7 cm
PAGINE: 128
LINGUA: Italiano
ANNO: 1999
ISBN: 88-464-1072-6
PREZZO: L. 28.000
Sara Montani, Eugenia Pelanda
Collana: Arte Scienza Conoscenza
Presentazione diL. Matteo Lorenzetti
Da qualche tempo mi succede una cosa nuova. Quando mi trovo sola nel mio studio, intenta a lavorare, non cerco più la compagnia di un sottofondo musicale: così ero solita fare, forse per un'abitudine conseguita sin dai tempi di Scenografia, a Brera.
Ho sempre amato il rumore, la conversazione, stare tra le persone, le loro voci ed i loro movimenti, ed ora, sempre di più, mi accorgo di amare il silenzio. Anche quando insegnavo Educazione artistica le idee, per il lavoro dei ragazzi come anche per il mio, nascevano da spontanee e lunghe chiacchierate corali, dove ognuno, adulto o ragazzo, entrava con vigore ed entusiasmo per manifestare il proprio pensiero. Ora che ho lasciato l'insegnamento e quindi sono più libera di organizzare il mio tempo, ora che finalmente posso ascoltare in piena libertà ciò che preferisco, la consueta compagnia musicale mi disturba, mi distrae. Perché? Amo la musica, l'ho ascoltata, utilizzata in moltissime attività, didattiche e non, come elemento portante o di completamento al linguaggio pittorico e teatrale, ma ora, con sorpresa e piacere, scopro di avere bisogno anche di silenzi. Un bisogno ugualmente urgente quanto quello di comunicare, di confrontarmi continuamente con l'altro, un bisogno di silenzio che non avevo mai sentito così necessario e che avverto di grande utilità al mio lavoro.
Nel silenzio il mio pensiero segue indisturbato il suo corso: la conversazione si svolge tra il mio io, le mie esperienze e i miei conflitti e medito, seguendo il filo del piacere o del dolore che mi procura ciò che sto dipingendo. Ascolto, in trepida attesa, le emozioni di quelle immagini che emergono, poco a poco dalla memoria, che si disvelano, che all'inizio sono solo un mistero non chiarito, ma che a fine, rese più vibranti dalla luce, dal colore, dalla materia, diventano evocazioni: piccoli universi, dove tutto viene scomposto e composto con la verità del vissuto, una misteriosa atmosfera di cori e toni omogenei dove la realtà ha qualcosa di così concreto, e allo stesso tempo così vago.
Vale la pena di sentire il silenzio, di ascoltare ed ascoltarsi! Forse che l'artista sperimenta il mondo e la vita in maniera diversa?
Certamente si sente profondamente coinvolto, fortemente motivato e impressionato dalle sue ricerche ed esperienze. E deve essere in grado di trovare un significato ad avvenimenti individuali interpretandoli quali simboli di una verità universale. Ma tutto questo non è e non può restare, privilegio solo dell'artista! La positività del sentire sensibile nella produzione di qualcosa che prima non esisteva è forte esperienza di piacere che più volte ho riscoperto nei miei figli, da piccoli e da grandi, ma che ha fortemente connotato anche la mia esperienza di insegnante.
Ma allora, come genitore ed educatore, mi chiedo cosa sia possibile offrire ai giovani oggi perché la scuola possa essere motivante, perché possa essere quel luogo così particolare dove è possibile fare conoscenza, esperienza ed insieme cultura. E ancora, sa la scuola oggi trovare modalità per proporsi come scuola di vita?
A vent'anni ho scelto di dedicarmi all'insegnamento con un intento ben preciso: voler essere l'artista-educatore-insegnante che lavora e progetta con i ragazzi-allievi-artisti, trasmettendo loro le conoscenze acquisite, ma con i quali soprattutto fare... Non sapevo cosa. Ma sicuramente qualcosa di entusiasmante.
Ed è proprio valsa la pena fare un lungo cammino, passando attraverso la mia formazione personale, il mio voler essere caparbiamente madre-insegnante-artista per giungere a riflettere su cosa sia e debba essere la scuola oggi per potersi qualificare effettivamente come palestra di vita.
Oggi so quale fondamentale importanza ricopra il porsi ai giovani... nudi, spogliati dai nostri valori, concetti, idee stabilite sia nell'ambiente che a livello di comportamento: noi adulti dobbiamo saper offrire a piccoli e grandi le parole e le strutture necessarie, creare le circostanze perché certe situazioni accadano, presentare possibilità di positive scoperte, animare speranze ed entusiasmi per sentire, definire e narrare le cose. E il bello dell'insegnamento è proprio questa opportunità di riconoscere nel giovane una mente aperta, sostenerla e stimolarla, aiutarlo a scoprire un fare che produce piacere, emozioni, un agire che ritrova nelle potenzialità individuali gratificanti percorsi, ancor meglio se corali. Il programma, il libro di testo diventano allora utili pretesti per conoscere, per conoscersi, per stare insieme, per concretizzare esperienze forti che smuovono dal di dentro, per sperimentare un qualcosa così vibrante di pathos che coinvolge il ragazzo nella sua totalità, un'esperienza così straordinaria che sicuramente vorrà ripetere.
Alcune immagini del libro
Dice, con intensità poetica, Martin Grotjanh: "Io non voglio vivisezionare l'usignolo per trovare il segreto del suo canto: io cerco di ascoltarlo e di capirlo; mentre l'ascolto ne godo, e ciò potrà migliorare la mia comprensione"
Questo libro propone l'ascolto, nell'educazione, come la culla del pensiero e della parola, lasciando intendere che il linguaggio - in ogni sua forma - è, originariamente e originalmente, un gesto espressivo mosso dall'esperienza dell'ascolto: di ciò che riusciamo a cogliere e accogliere, in noi, dell'altro.
Per questo verso è anche un testo dell'accoglienza delle differenze intraindividuali e delle diversità interindividuali; accoglienza che ha - in sé - funzioni educative e di rispetto di ogni altro e, al contempo del segreto, della meraviglia, della sacralità che la persona ha in sé.
Scritta a due voci, quest'opera guarda al rapporto psicoanalisi/pedagogia/didattica come a un continuum problematico, reso con stile semplice, immediato, facilitante la comprensione di argomenti vasti e complessi e mira a presentare dal punto di vista sia teorico sia pratico l'educazione - prioritariamente - come valorizzazione della vita nella persona e della persona nella vita.
Ed è uno lavoro che si rende, in più modi, strumento di sensibilizzazione e aiuto concreto per tutti coloro che operando in campo educativo sentono il desiderio di rinnovarsi attraverso quel pensare e fare con arte che è proposta di un preciso, sorprendente, stile di dare nuovi sensi, valori, orientamenti, all'educazione.
Eugenia Pelanda, docente all'Università Cattolica di Milano, è presidente dell'Associazione Area G e della Associazione Roberto Baccafogli.
Sara Montani, artista, formatrice, operatrice culturale.