DIALOGHI MILANESI

a cura di Melina Scalise e Francesco Tadini

Spazio Tadini

via Jommelli, 24, 20131 Milano

fino al 19 dicembre

Comunicato Stampa

 

Emilio Tadini con Alik Cavaliere, Enrico Baj con una maschera africana Salampasu della collezione Passaré, Filippo Gianfranco Pardi con Mino Ceretti, Scimeca con Nino Attinà, Sergio Dangelo con Rosanna Forino, Enzo Togo con Tiziana Vanetti, Franco Mussida con Dario Brevi, Lucio Perna con Ludovico Calchi Novati, Francesca Magro con Sara Montani, Gaetano Fracassio con Florencia Martinez, Giorgio Albertini con Barbara Nahmad, Gabriele Buratti con Giorgio Celon, KayOne (al secolo Marco Mantovani) con Willow (Filippo Bruno), Mario De Leo con la coppia artistica Metaborg (Gianni Zara e Luca Motta) e per concludere Luciano Bambusi (fotografo) e Piero Mazzarella (attore) a cui è dedicata una sezione specifica in memoria dell’attore scomparso con la mostra dal titolo: Rivediamo Mazzarella.

La storia dell'arte non è un elenco di opere in ordine cronologico. E' un gigantesco insieme di storie di uomini e donne che si sono incontrati, lasciati, desiderati o persi. Le parole hanno accompagnato le loro vite, gli amori, le bevute in compagnia, le amicizie, i lutti, tanto quanto i loro dipinti, le loro sculture, fotografie, disegni e schizzi. Il dialogo, il confronto verbale, è parte dell’opera e, qualche volta, ne costituisce la premessa.

Dialoghi Milanesi è una mostra di arte, ma anche di parole e d’amicizia.. Qui, presso la Casa Museo Spazio Tadini, non poteva che partire dall’artista che ha fatto della sua arte un tutt’uno con le parole essendo, Tadini sia artista che scrittore. Prende spunto dal rapporto tra Emilio Tadini e Alik Cavaliere che hanno vissuto decenni a dialogare e creare in uno studio come in spiaggia in riva al mare. Per loro fu un arricchimento di vita e di creatività.

Scrive Alik: “sul finire degli anni Cinquanta si verifica per me un ritorno al dialogo con un rinnovato slancio a comunicare, in una ritrovata volontà di uscire dall’isolamento dello studio che era troppo andato popolandosi di angosciosi fantasmi… e tra i giochi proibiti, le metamorfosi, nel laboratorio di vetri e specchi, ho ritrovato il personaggio di Gustavo B, con la sua avventura, piccole storie quotidiane che rendevano forse il “gioco” più complesso”.

Nel dicembre 1959 il personaggio di Gustavo B e il ciclo di opere in cui viene rappresentato è esposto alla Galleria Bergamini.
Nella presentazione di questo lavoro Emilio Tadini scrive: “E’ raro vedere una intera mostra di scultura organizzata intorno ad un unico tema. (…) Cavaliere ha rinunciato deliberatamente, mi sembra, ad ogni tentativo di rapida sintesi del racconto. (…) Queste sculture di Cavaliere, una per una e tutte insieme, raccontano la storia di quell’approccio (e dissidio) violento, testardo e indispensabile. La storia dell’individuo che esiste oggettivandosi nel rapporto con qualcosa che è fuori dai suoi propri limiti. La storia dei suoi scontri, delle sue impossibilità e delle sue conquiste più elementari.”

Questo è un esempio di dialogo indiretto tra due artisti che si parlano anche attraverso l’analisi reciproca del loro lavoro. Così come fecero Enrico Baj e Alessandro Passaré, parlando di arte africana – e condividendone anche la passione collezionista - oppure Mino Ceretti con Gianfranco Pardi mettendo in comune anche nei luoghi di vacanza le loro prospettive progettuali e creative fino a non disdegnare il semplice gioco o la sperimentazione di altri linguaggi come il video.

Per la mostra Dialoghi milanesi siamo, poi, andati a cercare altri esempi , anche recentissimi, di dialoghi d’arte. Così abbiamo in mostra Filippo Scimeca con Nino Attinà, Sergio Dangelo con Rosanna Forino, Enzo Togo con Tiziana Vanetti, Franco Mussida con Dario Brevi, Lucio Perna con Ludovico Calchi Novati, Francesca Magro con Sara Montani, Gaetano Fracassio con Florencia Martinez, Giorgio Albertini con Barbara Nahmad, Gabriele Buratti con Giorgio Celon, KayOne (al secolo Marco Mantovani) con Willow (Filippo Bruno), Mario De Leo con la coppia artistica Metaborg (Gianni Zara e Luca Motta). 
Tutti hanno in comune un terreno di dialogo che non è fatto solo d’arte, ma anche di parole, concetti ed elaborati concettuali che saranno parte integrante di questa mostra tutta da vedere e leggere al tempo stesso.